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Philosophy for children, raduno di primavera

Pubblicato il: 21/06/2010 16:36:25 -


P4C, “Philosophy for children”, è una “comunità di ricerca”, un ambiente sociale e cognitivo contraddistinto da particolari qualità, non semplicemente filosofia per bambini.
La comunità italiana si è incontrata a Roma a fine maggio.
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Nei giorni 29 e 30 maggio 2010 si è svolto a Roma il “P4C-Raduno di primavera”. P4C è l’acronimo che indica il movimento della “Philosophy for children/community”, programma di utilizzazione del dialogo filosofico nella “comunità di ricerca” a fini prevalentemente formativi. Nato negli USA negli anni ’70 ad opera di Matthew Lipman, è stato introdotto in Italia negli anni ’90 inizialmente come curricolo scolastico e, in anni più recenti, come proposta di esperienze informali di pratica filosofica.

Il raduno è stato un’occasione di testimonianza della vitalità della P4C e del livello della sua diffusione. Erano presenti insegnanti, operatori sociali, ricercatori provenienti da varie città italiane, i diversi luoghi in cui sono costituiti e operano gruppi che si riconoscono come “comunità di ricerca filosofica” secondo il modello della P4C.

L’accento posto sulla “comunità” e sulla “ricerca” mette in gioco, nel movimento della P4C fattori sia socio-politici che cognitivo-intellettuali. Ma la messa in campo della filosofia costituisce, in un certo senso, il cuore pulsante di tutta la proposta. In un certo senso… perché tutto dipende dal significato che si attribuisce a filosofia. Delle diverse facce e identità che la filosofia ha mostrato nel corso della sua lunga storia, quella che qui interessa si può sintetizzare nelle espressioni “pratica riflessiva situata in un contesto sociale (polis)”, “cura di sé e conoscenza di sé”, “stile di vita”, “pratica del dialogo come esercizio della ragionevolezza e della democraticità” e altre simili convergenti verso la visione della filosofia come una attività auto-regolata, riconoscibile e praticabile nei più diversi contesti sociali con intenzionalità specificamente formative o più genericamente emancipative.

La pratica filosofica può essere interpretata come impegno civile senza per questo cadere nelle trappole di possibili ideologizzazioni o di ingenue utopie. In realtà la P4C è un movimento culturale-pedagogico e il suo campo di azione non è quello della politica o anche semplicemente dell’elaborazione di progetti per la politica. Anche quando si declina come “pratica” la filosofia non cessa di essere se stessa nel restare fortemente ancorata al piano e agli strumenti della riflessione e dell’analisi. Una “comunità di ricerca filosofica” può esperire e mostrare in piccolo come potrebbe essere una ecologia democratica includente, nella complessità dei suoi elementi costitutivi, la stessa continua ricostruzione del senso di “democrazia”. Come micro-evento ha effetti autoreferenziali e non esportabili in modo diretto al di fuori dei suoi confini di pratica, al di là del campo di gioco in cui si sta svolgendo. Tuttavia è una pratica che suscita domande di ordine generale. Alcune potrebbero essere le seguenti:
1. Quale posto e ruolo può avere la dimensione territoriale e relazionale locale nella società di oggi a fronte della irreversibilità dei processi di globalizzazione?
2. Quale può essere la prefigurazione di un dinamismo di partecipazione civile che si confronti con il “politico” senza appiattirsi sulla politica dell’ordinaria amministrazione in vista di una possibile rivitalizzazione dell’etica pubblica?
3. Come può intendersi la costruzione di un piano di relazionalità civile e riflessiva capace di attraversare le separatezze istituzionali e burocratiche?
4. Come interpretare e rivitalizzare le suggestioni provenienti dalla teoria e dalla pratica politica della polis greca e/o di altre esperienze pensabili come legittimazioni ideali di un concetto sempre riscrivibile di democrazia?
5. Come interpretare e implementare, nell’ambito di questo quadro, una presunta centralità dei processi formativi e come intendere, nella fattispecie, la formazione alla cittadinanza?

Si tratta, come si vede, di un genere di questioni che hanno al loro centro il bisogno di ripensare alcune categorie che hanno svolto una funzione fondativa all’interno una certa tradizione pedagogica e rispetto ai tipici assetti dei sistemi scolastici nell’età moderna. Categorie che aspettano di essere ricostruite o sostituite di fronte alle situazioni e ai bisogni dell’umanità di oggi.

Nelle “comunità di ricerca filosofica” che vengono attivate nelle scuole, nelle carceri, nei luoghi di aiuto ai tossicodipendenti, in occasioni di incontro informale di gruppi di cittadini quello che rappresenta l’oggetto principale della ricerca non è la soluzione a qualcuna delle tante emergenze che incombono quotidianamente, non è neanche la semplice socializzazione o la ricerca di un rifugio protettivo e rassicurante. Ciò su cui fondamentalmente una “comunità di ricerca filosofica” si misura è la questione del senso, quella dimensione del sapere e del sentire così potente nel regolare il nostro agire eppure così obliata e ostinatamente tenuta fuori dalla riflessione critica e dal confronto esplicito.

Antonio Cosentino

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